La narrazione dei genitori

New WebQuest costituisce una forte provocazione, anche per chi vive quotidianamente la realtà di una Scuola Senza Zaino. La descrivono benissimo le parole di Simone, papà di uno dei piccoli delle classi prime.

Il lapbook, questo sconosciuto…

Cronaca semi-seria di un incubo divenuto, nel tempo, una favola a lieto fine

di Simone, genitore “meravigliato”

 Ciò che segue rappresenta la sintesi di un diario di bordo, redatto osservando il lavoro svolto da 5 bambini: Noemi, Riccardo, Alessio, Tancredi e Vanessa.

Simone, Mariangela, Stefania, Chiara, Simona e Susanna: sono le sventurate identità dei genitori che hanno supportato un gruppo di piccoletti vispi e difficili da domare.

L’inizio di un nuovo percorso è sempre seccante ma, al tempo stesso, eccitante. 

Il primo incubo da affrontare è quello di individuare delle date comode per tutti.

Il secondo incubo, di gran lunga più spaventoso del primo, è scegliere la casa!

Un tempo dimora aperta a tutti – vicini, parenti e conoscenti – oggi assomiglia a un feticcio da non violare: dormitorio di notte, bunker-rifugio nei fine settimana.

Stefania, madre di tre figli, fa la prima mossa. Ha una villetta grande in campagna.

Può accogliere tutti noi. Risolto anche il luogo, arriviamo al terzo incubo: capire cos’è un lapbook!

In teoria è facile: il lapbook è un’aggregazione dinamica e creativa di contenuti. Un contenitore di cose che può avere al suo interno libri, immagini e tanto altro. Questi oggetti devono essere legati da un filo conduttore, come ci spiegano le insegnanti assieme ai nostri figli che sembrano già esperti in materia. Ed eccoci arrivati al quarto incubo: i nostri figli ci presentano il loro piano. L’hanno pensato in classe, assieme. Hanno un progetto editoriale che ci mostrano. Un foglio protocollo ricco di indicazioni dettagliate che consentono la realizzazione del loro primo Lapbook, dedicato al Signor Senza Zaino. Si tratta di un folder a quattro ante ricco di tabelle, scritte, mini-libri, un leggìo, tasche a scomparsa e tanti disegni. Mentre osserviamo timorosi il foglio, i nostri bambini ci spiegano meglio come diventerà l’oggetto nelle sue dimensioni reali. Mi accorgo che in loro c’è già una mappa mentale, logicamente orientata al risultato. Sanno cosa fare e come farlo.

Quindi, non ci resta che proseguire con il quinto incubo: procurarci i materiali!

Cartoncini di vari colori, feltro, pennarelli, colla, lettere, adesivi, forbici, scatole, fili.

Ognuno porta qualcosa. Decidiamo di vederci tre volte, di sabato, tra Aprile e Maggio del 2018.

Il primo giorno ci siamo tutti, forse troppi. La casa è grande, ma piena di fonti di distrazione. Qualcuno ha portato altri figli più grandi e un cane. Iniziano le prime discussioni tra grandi e piccoli su come organizzare lavoro. I bambini vorrebbero subito darsi da fare, ma noi grandi (come sempre) dobbiamo pianificare e mentre ne parliamo, i piccoli si distraggono rincorrendosi l’un l’altro.

Decidiamo, allora, di cambiare strategia. Li richiamiamo all’ordine, dando a tutti un compito preciso che li tenga impegnati, anche se non attinente al piano. Si torna all’ordine e accade qualcosa di inaspettato: mentre operano, si confrontano per fare quello che avevano in mente da quando avevano ideato il primo foglietto di progettazione. Dovevano semplicemente partire con qualcosa, per innescare una dinamica di gruppo. Rimango stupito!

Ci danno il loro primo insegnamento: fare significa, in primo luogo, ricostruire una piccola comunità. Noi adulti l’abbiamo dimenticato da un pezzo. La prima giornata di lavoro trascorre piacevolmente. Gli incubi sono passati, le mamme scatenano la loro fantasia. I piccoli pensano ed eseguono. Il secondo incontro lo ripetiamo a casa di Stefania, sempre di sabato pomeriggio.

I bambini sembrano più stanchi e distratti. È sabato per tutti, del resto.

In special modo per i piccoli che fanno tempo pieno. Difficile l’inizio, ma poi… torna l’entusiasmo. Alcuni bimbi richiamano all’ordine gli altri. Un’altra cosa sconvolgente.

Ci accorgiamo di lati caratteriali mai emersi in famiglia. I nostri figli, coinvolti in gruppo, sembrano diversi. Questo ci restituisce la comunità: verità sui nostri cari. Una verità che non mente, perché non si ciba di sole parole, ma d’intonazioni e di corpi in movimento.

Eccoli lì i nostri pargoli legati tra loro, determinati; talvolta pedanti.

Anche tra noi adulti c’è qualcosa di diverso. Mentre lavoriamo ci confidiamo. Una cosa che non accade nelle feste di compleanno o nei ritrovi ufficiali a scuola. Gli incontri formali non permettono alle relazioni di destrutturarsi. Il terzo sabato decidiamo di vederci a casa mia.

È più piccola e con meno elementi di distrazione. Non tutti riescono a venire. Lavoriamo per ore.

Il lapbook è quasi pronto, manca un ultimo tassello. Stiamo per andar via e i bambini ci dicono:

«Quando ci rivediamo? Dobbiamo ancora finire e il 25 maggio dobbiamo consegnare».

Li rassicuriamo, dicendo loro che aggiungeremo l’ultimo pezzo noi adulti. Ma la loro preoccupazione ci fa riflettere: i piccoli sono preoccupati della scadenza e desiderosi di fare al meglio il loro lavoro. Soprattutto hanno voglia di rivedersi e, forse, ne abbiamo voglia anche noi adulti. In tre giornate distinte abbiamo compreso tante dinamiche, recuperando il senso del “noi”. L’incubo individuale è svanito da un pezzo, sostituito da una bella favola condivisa in comunità.

Molto interessante e preziosa anche la narrazione di mamma Samantha.

Il progetto “New WebQuest”: una bellissima esperienza all’interno della Scuola senza Zaino

di Samantha

Mia figlia quest’anno ha frequentato il primo anno di scuola primaria con metodo “senza zaino”.

Prima di procedere al racconto dell’entusiasmante esperienza legata al progetto “New WebQuest”, premetto che sono molto felice di aver iscritto mia figlia in una “scuola senza zaino”. Ho trovato, infatti, che essa coniughi perfettamente elementi necessari del metodo d’insegnamento tradizionale con elementi che, invece, da questo vengono un po’ trascurati, come la condivisione, l’attenzione all’autonomia comportamentale degli alunni, pur nella giusta cornice di regole, e alle emozioni e sensazioni dei bambini e la creazione della scuola comunità, nella quale alunni-insegnanti-famiglie diventano un tutt’uno all’interno del progetto educativo e di apprendimento.

Il progetto “New WebQuest” racchiude in se principalmente l’elemento della “scuola comunità” poiché alunni, insegnanti e genitori hanno collaborato ognuno col proprio ruolo alla realizzazione del migliore lavoro di squadra possibile!

I bambini della nostra classe sono stati suddivisi in gruppi e, ad ognuno di essi, è stata affidata la realizzazione di un progetto. Nel nostro caso, il gruppo era costituito da 6 bambini ai quali è stata affidata la stesura di un copione teatrale e la realizzazione di una piccola “pièce teatrale”. Ai bambini il progetto è stato illustrato dal “Signor Senza Zaino” che ha inviato a scuola una lettera, presentata loro dalle maestre, nella quale li ha invitati a vivere quest’avventura accattivante nei confronti della quale hanno avuto subito un approccio pieno di entusiasmo e voglia di fare. A noi genitori è stato presentato dalle maestre con la consegna dei diari di bordo sui quali registrare tutto lo svolgimento del lavoro, sia a livello pratico che emozionale. E’ inutile negare che all’inizio ci è sembrato particolarmente impegnativo, soprattutto da coniugare ai nostri frenetici stili di vita, poiché abbiamo dovuto organizzare degli incontri a casa per portare avanti il lavoro. Abbiamo comunque accettato la sfida perché si è subito capito che rinunciare sarebbe stata un’occasione persa.

Cecilia, Susanna, Jlenia, Alessandro, Manuel ed Emanuele hanno iniziato a scrivere il copione a scuola con le maestre e hanno portato il lavoro svolto al primo dei tre nostri incontri per terminarlo. I genitori di Susanna ci hanno ospitati a casa loro. Nella sala hanno preparato un tavolo per i sei piccoli autori, con fogli e matite, e i bambini hanno subito spiegato a noi mamme come avrebbero voluto procedere. Per usare un termine tecnico, abbiamo cominciato con un “brainstorming” delle battute da aggiungere a quelle già elaborate, e qui il nostro ruolo di mamme “facilitatrici” è stato fondamentale. I bambini, infatti, proponevano a raffica le loro idee, scontrandosi anche tra loro per avere la meglio sulla battuta definitiva, e la nostra mediazione per far capire loro quale sarebbe stata la soluzione migliore, accontentandoli e facendo in modo che fossero soddisfatti della decisione presa, è stata fondamentale. Erano bellissimi… tutti eccitati all’idea di creare dal nulla qualcosa che poi avrebbero dovuto interpretare! Nel primo incontro i nostri piccoli autori, col nostro aiuto, sono riusciti a portare a termine la stesura del copione e il resto del tempo lo hanno trascorso a giocare tra loro… un’ottima occasione per conoscersi meglio al di fuori del contesto scolastico.

Per il secondo incontro, la mamma di Manuel ci ha accolti nella loro bella casa con giardino e terrazzo… e qui è stato più difficile arginare la voglia dei bambini di giocare liberi, dentro e fuori. L’obiettivo del secondo incontro era far familiarizzare i bambini con i loro rispettivi ruoli provando a recitare e ad entrare nei vari personaggi. Seduti attorno al grande tavolo della cucina, come attori esperti, hanno recitato ognuno la propria parte leggendola sul copione… E anche se tra la merenda e i momenti di gioco si sono distratti molto, sono stati bravissimi e si sono anche molto divertiti in questa dinamica. In questa fase non ci sono mai stati momenti di scontro ma solo condivisione della storia da rappresentare e voglia di interpretare bene ognuno il proprio ruolo. Sicuramente anche in questo secondo incontro, il nostro ruolo di facilitatrici è stato determinante per incanalare nella maniera giusta le energie dei piccoli attori, che non hanno mai perso il loro entusiasmo e l’eccitazione per quello che stavamo facendo. Noi mamme abbiamo colto l’occasione per fortificare ulteriormente il legame che si era accennato nell’incontro precedente… risate, chiacchiere, battute… davvero divertente anche per noi.

Il terzo ed ultimo incontro è stato organizzato a scuola per effettuare le riprese nel contesto dell’aula senza zaino della I B. Le due narratrici (Cecilia e Susanna) ci hanno raccontato che Pinocchio (Emanuele) è attratto dalla loro classe senza zaino, da come è organizzata e da tutte le cose belle che ci sono, ma non sa esattamente come ci si muove dentro e crea caos e scompiglio. La maestra (Jlenia) e gli alunni (Manuel ed Alessandro) lo aiuteranno a capire come una classe nella quale ci si rilassa, si condivide il materiale, si dedica del tempo alle emozioni, si conservino ordinatamente libri e quaderni di ognuno sia il luogo ideale per imparare con consapevolezza e divertendosi!!! Nonostante fossimo nel contesto scolastico, arginare i bambini è stato difficile. Grazie all’aiuto prezioso del cugino di Manuel, siamo riusciti ad effettuare le riprese. I bambini hanno fatto fatica a concentrarsi in realtà, ma noi genitori, ormai facilitatori esperti, li abbiamo aiutati a trovare la concentrazione… addirittura poi ognuno dava suggerimenti all’altro per essere più espressivo o più efficace… Insomma… il risultato è stato entusiasmante sotto tutti i punti di vista!

Alla luce di questo racconto la conclusione alla quale sono giunta è la seguente. Partecipare attivamente come genitori facilitatori a questo progetto ci ha aiutato a vivere ancora di più in prima persona la scuola comunità, perché senza la nostra disponibilità non sarebbe stato possibile. Abbiamo avuto modo di conoscerci meglio tra noi in contesti privati, le nostre case, e con un livello di conversazione tra noi molto rilassato. I bambini hanno saputo lavorare e trovare la giusta concentrazione nei momenti di “produzione” e dare libero sfogo alla loro voglia di giocare e di esprimersi liberamente tra loro in quelli di pausa. Se ci sono stati piccoli ostacoli, sono stati superati egregiamente e le energie sono state profuse in maniera equilibrata e totalmente collaborativa.

La scuola comunità funziona davvero!!!